Il cane, conosciuto come il migliore amico dell’uomo, a volte può diventare un vero nemico. Non ce l’ha fatta il piccolo Giorgio di soli 18 mesi, sbranato dai suoi due cani di razza dogo argentino, nonostante la disperata corsa in ospedale.
Una morte inaccettabile, che getta nello sconforto la famiglia catanese che non avrebbe mai immaginato che i loro cani, considerati membri della famiglia, per qualche ragione decidessero di attaccare qualcuno.
Giorgio è stato ucciso così, senza un apparente reale motivo, all’interno della villetta di Mascalucia in cui viveva. Secondo la descrizione della madre, unica testimone dell’accaduto, uno dei due cani si è scagliato verso la vittima attaccandola prima alla testa e poi alla giugulare, riducendo così il morso in un attacco mortale. La madre, cercando di fare scudo con il proprio corpo, è rimasta ferita gravemente in più parti e si trova adesso ricoverata all’ospedale di Catania.
Scende il silenzio sulla vicenda, nessuno riesce a trovare qualcosa da dire che possa essere utile o rassicurante, anche gli animalisti si chiudono nel silenzio. Solo poche parole sembrano essere sensate, forse tutto questo ancora una volta poteva essere evitato. Capita che le famiglie accolgano in casa cani di razze non facilmente gestibili, considerati aggressivi e pericolosi, di grande taglia e con un istinto da cacciatore com’è il caso del dogo argentino, senza sapere realmente come addomesticarli o educarli: questo, troppo spesso, è stato causa di tragedie. Le parole di Codacons ora più che mai devono risuonare logiche, già da molti anni è stato richiesto l’obbligo di un patentino per la detenzione di alcuni cani considerati pericolosi per l’uomo, con obbligo di addestramento del cucciolo per poterne gestire gli istinti e il carattere e forse così, solo così, il numero di tragedie analoghe a quella del piccolo Giorgio potrebbe ridursi al minimo.
Approfondimento: il dogo argentino
Colori, razze, caratteri tutti diversi, il cane va scelto in base all’esperienza che si vuole vivere. Ma la domanda che tutti si pongono è: esistono cani più pericolosi di altri? L’argomento è stato discusso al lungo, quando nel dicembre 2006 fu stilata una lista di razze considerate pericolose volta a tutelare l’incolumità pubblica.
Diverse razze sono state inserite nella lista, il cui podio occupato dai rottweiler è seguito in ordine di pericolosità da pit bull terrier, dogo argentino e mastino napoletano. I caratteri dei cani appartenenti a queste razze venivano considerati instabili e aggressivi per i conducenti che li allevavano, così la necessità di avvertire gli appassionati di animali che spesso, senza documentarsi troppo sulle caratteristiche della razza scelta, decidevano di adottare un cane aggressivo e difficilmente gestibile è diventata un’ordinanza.
Ma spesso non è la natura che ci dona degli animali così forti, possenti, pericolosi. Lo zampino dell’uomo nella trasformazione delle razze, ha un peso e una colpa non poco rilevante. Com’è il caso del dogo argentino, inserito nella lista di razze pericolose, ma che non esisteva nemmeno fino agli anni 20. Questa razza di tipo molossoide è frutto del lavoro di Antonio Nores Martinez e del fratello Augustin, quando nei primi decenni del 1900 decisero di creare un cane che potesse affrontare la caza mayor, ovvero la caccia grossa, rivolta a puma e cinghiali nelle pampas argentine. La base da cui partirono fu il perro de Pelea Cordobes, una razza locale, un incrocio di bulldog, bull terrier e mastini, usati per i combattimenti. I successivi incroci con le razze alano, cane da montagna dei Pirenei e pointer, hanno prodotto intorno al 1928 la razza definitiva, il dogo argentino così come lo conosciamo oggi.
Adesso, a seguito di un’ordinanza del 3 marzo 2009, la lista delle razze considerate pericolose è stata eliminata. La protesta degli animalisti è stata accolta, infatti questa discriminazione pare sia servita come incoraggiamento ai cattivi scopi dei conduttori occupati a sfruttare i molossoidi per i combattimenti clandestini. Inoltre, l’innocenza di queste razze è stata confermata dalla letteratura scientifica di Medicina Veterinaria, poiché “non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell’appartenenza a una razza o ai suoi incroci” quindi, secondo il parere degli esperti, questi cani di grande taglia e temperamento non sono in fondo più pericolosi di altri.