A rilasciare una dichiarazione sulla caldissima questione è stato proprio il presidente della Regione, che poche ore fa ha esternato su Facebook sulla bufera dei tagli
Palermo. I tagli alla sanità previsti in Sicilia, hanno scatenato la società civile che ha alzato le barricate per non perdere sulla strada del risparmio il diritto alla salute. Rischiano la chiusura tanti ospedali in Sicilia, soprattutto nelle province con meno possibilità di collegamenti alle grandi città. A rilasciare una dichiarazione sulla caldissima questione è stato proprio il presidente della Regione, che poche ore fa ha esternato su Facebook dicendo di aver parlato al telefono lungamente con l’assessore alla Sanità, Baldo Gucciardi, con lui ha spiegato Crocetta: «Condivido le linee per cercare di porre un argine al tentativo troppo facile di razionalizzare la sanità, attraverso processi di depotenziamento di realtà locali che, molto spesso, hanno già subito profondi attacchi e che si vedono privati di servizi essenziali». E fin qui nulla di eclatante, anzi il governatore pare difendere la linea del suo assessore. La frecciata arriva dopo ed è diretta a Matteo Renzi. «Da Roma – dice Crocetta – ci si deve rendere conto che quello della regione siciliana è un territorio in gran parte montuoso, con una rete ferroviaria inesistente nella maggior parte del territorio e con una rete autostradale circoscritta prevalentemente alle tre città metropolitane».
L’ultima parte della nota serve a stoppare le indiscrezioni trapelate sulla stampa sui possibili tagli: «Voglio dire con chiarezza – dice il presidente – che l’assessore Gucciardi non ha presentato alcun progetto a Roma, ma che le linee che vengono fuori in questo momento da indiscrezioni di stampa, rappresentano proiezioni delle conseguenze di scelte del Ministero della Salute». Tutta colpa dei giornalisti e di Roma insomma? Per il presiedente la risposta parrebbe affermativa. Inesplicabile allora la volontà di Crocetta di aprire: «Un confronto con tutti gli assessori, con la coalizione, con il Ministero della Salute e soprattutto con i territori, con i sindaci e con i manager, perché le linee di azione della sanità non possono essere delle scelte meramente tecnicistiche, ma devono essere il frutto della consultazione democratica».