Palazzi, chiese, teatro, ex cinema e conventi, sono parte dei beni messi in vendita dal comune di Catania, a rivelarlo è Catania Bene Comune.
CATANIA. Un originale escamotage per cercare di tamponare i debiti accumulati, parrebbe questa, secondo quanto riportato da Catania Bene Comune, la motivazione che ha spinto la Giunta Bianco lo scorso 10 settembre a varare il piano di riequilibrio finanziario e l’elenco dei beni in “svendita” presentato attraverso il Documento Unico di Programmazione 2016/2018.
Tale vendita, affermano da Catania Bene Comune, non ha alcun valore finanziario, sostengono invece che Bianco e i suoi assessori hanno ben due importanti finalità, la prima tentare di far quadrare i bilanci per ritardare un dissesto a dopo le elezioni e la seconda permettere a qualche buon amico interessato di speculare sul patrimonio pubblico, impossessandosi di beni di importante valenza storico sociale a cifre bassissime.
Sono reperti storico culturali, come la chiesa di Sant’Euplio con annessa cripta di epoca romana o l’ex convento di Sant’Agata, sono luoghi culturali come l’ex cinema Concordia e il teatro Coppola, primo teatro della città e da anni autogestito. E poi chiese, quella di San Francesco in via Pietro Verri e di San Cristoforo minore in piazza Spirito Santo, fino ad arrivare a ville, masserie, appartamenti sparsi per la città e interi complessi immobiliari come il famoso Palazzo Bernini.
Cosa resterà di Catania? questo non è dato saperlo. Quello che oggi salta alla nostra vista è l’open day organizzato a Villa Fizzio con lo scopo di riscoprire e conoscere questo luogo sottratto anni fa alla mafia. Ma, dato l’inserimento della villa nell’elenco dei beni in vendita, c’è da pensare che questo open day vada inteso come quelli che alcune agenzie immobiliari, riproponendo un modello di compra vendita americano, usano per far vedere l’immobile a un gran numero di possibili acquirenti. Sicuramente la casualità dell’evento non passa inosservata.
Mentre la città continua ad essere malamente stimata pezzo per pezzo, c’è chi spera che la delibera non venga approvata dal Consiglio Comunale e nel frattempo insieme a Catania Bene Comune, dice basta e tenta di fermare questo scempio al grido di “Catania non si vende” !