Nella città di Bogotà Jonica non regna l’amore. Il potere, il male annienta ogni sentimento. Il caldo umido e l’aria salmastra rendono acida anche l’esistenza umana, ma nonostante tutto il sole continua a splendere illuminando gli orrori, l’odio, la depravazione, la cattiveria l’inquietudine dei suoi abitanti.
Bogotà Jonica, può essere una città qualunque del sud del mondo oppure può semplicemente essere un solo luogo, un posto dove la corruzione è l’unico valore, una città annientata in cui manca l’amore, trasformato in madre assassina e in puttana. Nel tormento dei suoi cittadini, nelle difficoltà che quotidianamente sono costretti a vivere così come nelle contraddizioni e nella rabbia, Bogotà Jonica diventa sempre più simile a Catania.
In questo luogo otto personaggi si ritrovano a condurre la loro esistenza, drammaticamente costretti a un amore disperato, straziante, loro combattono nel nome di un sentimento, in una terra dove le emozioni non hanno voce e non sono concesse.
Questo è il plot di Innamorati, lo spettacolo teatrale egregiamente diretto da Silvio Laviano in scena al Teatro Coppola – teatro dei cittadini – a Catania. Il terzo capitolo del progetto S.E.T.A. non poteva che trattare il tema dell’amore facendolo come sempre in modo dissacrante, nessuna ridondante retorica ne servile ipocrisia. Laviano, ha costruito un testo brutalmente nitido, che invita lo spettatore a riflettere sull’eterno dissidio tra l’amore e la morte, facendo predominare l’una o l’altro in un cruento evolversi, all’interno di una città dove il potere, quello supremo impersonificato da un direttore, li schiaccia e ostacola.
Innamorati è un sublime incontro, tra la scrittura fortemente empatica e tormentata della drammaturga britannica Sarah Kane che risuona di una lingua a lei sconosciuta, il siciliano vivo e colorato del grande Nino Martoglio.
In un palco che non esiste, ma che coinvolge e ingloba gli spettatori, questi otto personaggi, nati dal dramma Purificati della Kane, si muovono alla ricerca di un sentimento, burattini nelle mani di un direttore con addosso una fascia tricolore da sindaco, che sa essere contemporaneamente madre e carnefice. Fa da cornice agli otto una scenografia che rappresenta l’interno di una stanza, dalle pareti azzurro cielo, può essere intesa come un luogo dell’anima, che si modifica in camera da letto, cortile o addirittura ospedale psichiatrico, un luogo tra il sogno, o per meglio dire l’incubo e la realtà.
Nella tragicommedia i personaggi della Kane sono al contempo i “civitoti” di Martoglio, che urlano il loro amore straziato, accompagnati da un’intensa scelta musicale, cardine della narrazione, che varia dai neomelodici a inserti musicali stranieri fino ad approdare alle note della Sonnanbula.
Tra i personaggi ci sono Angelo, giovane morto per overdose, Agata, sorella di Angelo che in un graduale percorso si identifica completamente con il fratello morto, Carlo e Roberto, due ragazzi omosessuali il cui amore viene costantemente tormentato dal direttore, che punisce gli innamorati trasformando il loro in un sentimento muto. Poi ci sono Gabriele, giovane fragile innamorato o ossessionato da Angelo e Agata, Mary, voce narrante che detta i tempi scenici in una lingua fusione tra inglese e siciliano, unendo i tipici quartieri catanesi ad un accento british (Playa circle, Picadilly per Picanello, Africa boulevard) e infine c’è Rosa. Lei rappresenta il dolore, l’amore malato vittima dei patimenti, ma che nonostante tutto cerca ancora il sentimento, lì dove tutto è sporco e deteriorato, ai bordi della strada, dove l’amore è solo merce, lei sente ancora battere il suo cuore, cerca un raggio di sole che illumini quel nero pece che avvolge la sua vita.
L’intensità della pièce, è data anche dalla scelta di Laviano di scandire le vicende dei suoi otto personaggi, attraverso le dodici stazioni della via crucis, un lento e doloroso cammino dove la componente sacra e quella laica si unisco insieme nel nome di un sentimento, l’amore, che sin dall’inizio del mondo ha sempre mosso l’uomo.
Eccelsi gli attori: Roberta Amato, Gianmarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Egle Doria, Paolo Toti Guarenti, Silvio Laviano, Giada Morreale, Vincenzo Ricca, Diego Rifici. Innamorati è purificazione, espiazione catartica, è una verità sociale disarmante, una ferita aperta che continua a sanguinare, è desiderio, tenerezza ma al contempo cattiveria e dolore.
Su di un muro del Teatro Coppola, vicino al palco appare una frase di Antonin Artaud: Impazzisci e muori o diventa equilibrato e malsano. La scritta racchiude in sé il senso di questo stupendo spettacolo, spiega che la vita ci da due opportunità, possiamo essere automi, schiacciati dalla mediocrità senza mai rischiare, senza inseguire i nostri sentimenti, senza vivere o possiamo alzare la testa, discostandoci da tutto e tutti rischiando anche di diventare pazzi ma perseguendo e raggiungendo ciò che vogliamo, l’amore libero che esiste e meritiamo.