CATANIA
L’emergenza “Pronto soccorso” è diventato un problema da risolvere e con urgenza. Pena la mancata rispondenza sociale e sanitaria di molti.
Per questo motivo, questa mattina, si è svolto un’incontro tra il personale medico e paramedico del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania, il dir. gen. dello stesso presidio, Paolo Cantaro, il vice Questore vicario di Catania, Serafina Fascina in rappresentanza delle forze dell’Ordine (alcuni agenti di Polizia erano seduti in prima fila), i delegati aziendali dei sindacati Anaao Assomed e Fsi, rispettivamente Elisabetta Lombardo e Gisella Vecchio, il vice sindaco Marco Consoli, e il pres. dell’Ordine dei Medici di Catania, Massimo Buscema.
L’incontro è durato due ore. 120 minuti in cui i toni sono stati a volte aspri (si sentivano da dietro le porte visto che, per l’intera durata dell’incontro è stata vietata la presenza della stampa, accolta solo alla fine), a volte si sollevavano applausi.
Qualcuno si è tolto più di un sassolino dalla scarpa anche perché, oltre a sollevare la questione “aggressioni” nei Pronto soccorso, si è colta l’occasione al volo per tornare sul problema posti letto, la mancanza di un bad manager per ottimizzare i problemi legati all’eventuale cattiva gestione dei flussi di pazienti tra le varie aree dell’ospedale, e la ricollocazione del personale nel momento in cui, nei prossimi mesi, l’ospedale San Marco vedrà la luce e anche lì sarà operativo il P.S.
Un incontro/scontro.
«Un incontro costruttivo – è stato precisato all’unisono dalla Capo sala del Pronto soccorso, Domenica Di Guardo e da Gisella Vecchio del sindacato Fsi – che porterà già da lunedì prossimo, a rendere operativi i primi provvedimenti di sicurezza, concertati con la direzione dell’Ospedale. Il lavoro da fare è tanto e noi come categoria, dobbiamo anche rivedere la mission che abbiamo scelto di intraprendere».
Provvedimenti che consistono nel rendere obbligatorio l’uso di un braccialetto di riconoscimento per i parenti dei pazienti in cura al P.S. che dovranno indossare per l’intera permanenza in ospedale, fino a che non avvengono le dimissioni del paziente.
Non stiamo parlando dei braccialetti rossi… la fiction. In quel caso si parla di malati gravi, terminali!
Speriamo non siano rossi i braccialetti che daranno ai parenti dei pazienti…
«Sono molto soddisfatto del Patto etico e morale che abbiamo stipulato con la Polizia di Stato, sempre disponibile, e con il personale medico e paramedico che con spirito di abnegazione, continua a lavorare anche in condizioni di disagio come quelle che si sono verificate nei giorni scorsi. Mi sento in obbligo di rassicurare il personale. Per questo introdurremo già dai prossimi giorni, tre nuove regole: il braccialetto per il parente accompagnatore; parente che non può essere più di 1 per paziente; rivedere il transito del parcheggio ad uso indiscriminato di chiunque, anche di chi lascia l’auto pur non dovendosi avvalersi dell’Ospedale».
Per quest’ultimo punto si renderà necessario attendere un po’ perché «il Comune – ha detto il vice sindaco Marco Consoli – potrà intervenire sul divieto di transito di una parte del parcheggio (e quindi rivedere la viabilità nelle zone immediatamente vicine), solo dopo che la direzione sanitaria del Vittorio ne avrà fatto richiesta. L’incontro per stabilire un piano attuativo sarà certamente la settimana prossima, in presenza del sindaco, al momento fuori città».
QUESTIONE PARCHEGGIO
È chiaro. Anche il parcheggio del Vittorio Emanuele, “fratello” del Policlinico, deve avere un determinato numero di parcheggi riservati al personale per consentire loro il transito, in modo più sereno e con meno contatti con eventuali “imboscate” di male intenzionati.
Anche il vice Questore vicario, Serafina Fascina, si è detta soddisfatta dello spirito collaborativo riscontrato, pur avendo sottolineato (a porte chiuse dalla stampa) – «Che le volanti che fanno la ronda al Corso Italia, sono le stesse pattuglie che vengono smistate nei Pronto soccorso. Non facciamo distinzioni quando si tratta di sicurezza».
Il pres. dell’Ordine dei Medici, Buscema ha sottolineato quanto sia gravoso per il personale medico e paramedico lavorare in «condizioni di stress, che possono compromettere la natura stessa della diagnosi e che, una maggiore presenza di controllo da parte delle forze dell’Ordine e regole, può essere un viatico importante».
Detta così, sembrerebbe che le due ore di incontro siano state proficue.
Ma non è così. L’Anaao-Assomed, rappresentata dal segretario aziendale Elisabetta Lombardo, auspica che «L’incontro odierno, sia seguito da fatti concreti ridefinendo i contorni del servizio di vigilanza interna (nonostante il sistema di video sorveglianza, ndr) e soprattutto che tutta l’organizzazione dell’ospedale sia ripensata: con una politica aziendale a supporto anche degli operatori sanitari, orientata primariamente e concretamente al servizio degli utenti del Pronto soccorso. Il paziente che accede al dipartimento di emergenza/urgenza deve poter essere assistito con la certezza che la diagnosi, non si traduca in una lunga attesa anche per la mancanza dei posti letto, ma nella rassicurazione che nel giro di poco tempo, gli saranno prestate le cure di cui ha bisogno».
Perché la mancanza di comunicazione sulla disponibilità dei posti letto (non sempre il servizio on line è aggiornato), è diventata ormai, anche una causa di scontro con il paziente che, frustrato dall’attesa chiede con ostinazione la ragione delle “lunghe telefonate senza motivo”.
Insomma, la corta è ancora corta, ma si sta allungando. Questa è l’intenzione.
E se cerchiamo di vederla nel migliore dei modi, potremmo ipotizzare che: riducendo il transito nel parcheggio, limitando il flusso dei parenti, aumentando i posti letti, e migliorando la qualità e la quantità dei controlli, inizieremo a non sentire parlare più di aggressioni, ma forse, solo di casi risolti.