CATANIA
«Valentina è morta per un choc settico e non c’entra nulla l’obiezione di coscienza. Il primo feto la ragazza lo ha abortito naturalmente mentre per il secondo il parto è stato indotto con l’ossitocina. Se ci fosse stata l’obiezione di coscienza chiaramente questo non sarebbe avvenuto». Si difendono dalle accuse i medici dell’ospedale Cannizzaro che oggi hanno incontrato i giornalisti per chiarire i contorni della vicenda.
«È una storia talmente eclatante e pesante da sfiorare l’assurdo – afferma Angelo Pellicanò, direttore sanitario del nosocomio – Vogliamo chiarire ogni dubbio su ciò che è accaduto per fornire un servizio di verità alla città. Il ginecologo che ha assistito Valentina non si è dichiarato obiettore di coscienza. Questo sia chiaro».
La donna, impiegata di banca di 32 anni è morta domenica scorsa insieme con i due gemelli che teneva in grembo. Da un po’ di tempo aveva iniziato un percorso di fecondazione assistita ed era rimasta incinta. Ma qualcosa non è andata per il verso giusto.
«Porgo le mie condoglianze alla famiglia e capisco il momento di dolore – afferma Paolo Scollo, direttore del reparto di ginecologia e ostetricia del Cannizzaro – Ci sono delle indagini in corso e la Procura ha nominato dei periti ma sicuramente sarà l’autopsia a dare tutte spiegazioni necessarie. Sono dodici i medici coinvolti e sono tutti obiettori di coscienza ma in questo contesto non c’entra nulla e infatti sono sorpreso e a tratti indignato da quanto è stato detto. Una certezza clinica c’è: se un medico è obiettore non induce il parto come invece è accaduto».
Ecco la ricostruzione dei fatti.
Al momento non risultano medici iscritti nel registro degli indagati e intanto stasera è atteso l’arrivo della task force che farà una visita ispettiva.