CATANIA
È immediata la risposta alle accusa della famiglia Milluzzo. A parlare è Angelo Pellicanò, direttore sanitario dell’ospedale Cannizzaro. «Escludo categoricamente che un medico possa aver detto ciò che sostengono i familiari di Valentina cioè che non abbia operato per obiezione di coscienza. In questo caso l’interruzione della gravidanza non era volontaria bensì obbligatoria proprio perché il quadro clinico era gravissimo».
Da ieri una bufera sta travolgendo l’ospedale. L’avvocato della famiglia Milluzzo ha, infatti, presentato denuncia sostenendo che il medico che è intervenuto mentre la donna era ricoverata si sarebbe opposto all’estrazione del feto che presentava difficoltà respiratorie in quanto obiettore di coscienza. E per tale motivo il quadro clinico di Valentina si sarebbe aggravato fino alla morte.
«Non c’è stata alcuna obiezione di coscienza da parte del medico che è intervenuto – continua Pellicanò – Verificherò ulteriormente cosa è accaduto ma se effettivamente risulterà che il medico si è opposto per obiezione di coscienza sarebbe gravissimo. Purtroppo a Valentina è venuto uno choc settico e in 12 ore la situazione è precipitata».
Fra oggi e domani il pubblico ministero Fabio Saponara nominerà il medico legale per effettuare l’autopsia e intanto i medici che hanno assistito Valentina saranno iscritti nel registro degli indagati. Da un primo esame della cartella clinica, però, non risulta che il medico dell’ospedale si sia dichiarato obiettore.
La donna, di 32 anni, sposata con Francesco Castro, era un impiegata di banca a Palagonia e da un po’ di tempo aveva iniziato un percorso di fecondazione assistita. Ma è morta insieme con i due gemellini al quinto mese di gravidanza.