CATANIA
Una realtà, “Iri furriannu”, che vuole dare il giusto valore alla nostra Catania, fatta di storia, di cultura, di personaggi. Una Catania, spesso dimenticata, che grazie a Ultima Tv sarà scoperta, conosciuta, riconosciuta e ricordata
“Riscoprirsi turisti della propria città”. È questo l’obiettivo di “Iri Furriannu”, l’associazione culturale catanese nata quattro anni fa da un’idea di Milena Ingrassia, che intende promuovere il territorio siciliano valorizzando vari aspetti, da quello storico a quello ludico, da quello artistico a quello musicale. Un progetto, creato in collaborazione con Amalia Trigona della Floresta, che vuole far conoscere la storia e le tradizioni della città etnea. E lo fa organizzando “passiate” con i cittadini lungo le strade e i vicoli di Catania. «Vogliamo aggregare vecchi e nuovi amici alla scoperta della nostra terra – spiega Milena Ingrassia – con l’obiettivo di fare sinergia». Per scoprire, per conoscere, per non dimenticare ciò che la nostra città rappresenta.
Una realtà tutta siciliana che diventa anche televisiva grazie a Ultima Tv.
“Iri Furriannu”, infatti, approda nel piccolo schermo. Le “passiate”, arricchite dalla narrazione, dalla musica e dal canto di professionisti, sono riprese dalle nostre telecamere per raccontare ai telespettatori i personaggi e le leggende della nostra città. Grazie ad inedite interviste realizzate da Natalì La Rosa e a suggestive immagini curate da Giuseppe Di Blasi, sarà possibile conoscere e scoprire i profumi e i sapori della nostra amata Catania.
La prima “passiata” è dedicata alle donne “sicule”, alle grandi protagoniste della storia e della letteratura, che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra tradizione. Dalla fragile e tormentata Maria di “Storia di una capinera”, all’eroica e coraggiosa Peppa a’cannunera. Ricordando anche le donne “popolari” di quartieri come la Civita e San Berillo. «Siamo passati attraverso donne di vario genere e di diversi periodi – racconta Grazia Previtera, guida turistica (Regione Sicilia) – Ponendo l’attenzione sulla condizione femminile nei monasteri. Passando attraverso la figura di Peppa a’cannunera, che, durante i moti rivoluzionari contro il regime borbonico, si distinse per le sue gesta, ricevendo una medaglia al valore. Finendo con le figure femminili legate alla Catania popolare».
La prima tappa riguarda via Crociferi, il Monastero delle suore di clausura. Dopo la narrazione di “Storia di una capinera” di G. Verga, segue una toccante interpretazione dell’attrice Roberta Amato nel ruolo di Maria. «Ho scelto questo monologo – confida Roberta Amato – perché sento profondamente mio il ruolo della novizia. Da bambina ho guardato tantissime volte il film di Franco Zeffirelli, con il forte desiderio di occuparmi di questo personaggio». Insieme alla collega Federica Genovese e accompagnata dal musicista Diego Giuffrida, l’attrice canta la tormentata canzone “Mi voto e mi furriu”.
Nella seconda tappa, davanti la Chiesa di San Placido, la guida racconta la storia di Peppa a’cannunera, interpretata sempre da Roberta Amato: «canto un pezzo di Mario Incudine che si intitola appunto “Peppa a’cannunera”, un pezzo che ho scelto in quanto forte e vitale come la protagonista».
Terza tappa è il cuore della Civita, una piazza che non tutti i catanesi conoscono: Largo XVII Agosto. In questa location si parla della “ Criata Sparrittera” di N. Martoglio. A recitare e cantare, l’attrice Federica Genovese accompagnata dai colleghi: «Ho scelto un personaggio tipico della Civita – spiega l’attrice – una donna che non parla, ma grida. E canto “A finestra” di Carmen Consoli, per raccontare quello che si vede dalla finestra di un tipico appartamento di Catania».
Ultima tappa “piazza Goliarda Sapienza”, in passato “delle Belle” per indicare le prostitute che vivono nel quartiere di San Berillo. Canzone che fa da cornice “Boccuzza di ciuri” di Mario Incudine, traduzione della canzone di Fabrizio De Andrè “Bocca di rosa”.
«Interpretare questi personaggi – confida Federica Genovese – è stato un onore. La recitazione ti dà l’opportunità di vivere altre vite. Noi, in queste vite entriamo e usciamo con molto rispetto, cercando di rendere loro giustizia».
Protagonista di quest’ultima tappa anche la musica di Giorgio Maltese, che, accompagnato dal marranzano di Turi Costa, propone una serenata. «A “Catania è fimmina” non poteva mancare la classica serenata con il marranzano – commenta Maltese – strumento con il quale anticamente si accompagnavano le serenate contadine, ormai quasi totalmente scomparse».
A concludere la serata, l’interpretazione della poesia “Catania è fimmina” (scritta proprio da Grazia Previtera) che dà il nome a questa prima “passiata”.
Presente un vasto e variegato pubblico, amante della propria terra, che ha voluto partecipare alla storia e al racconto di una città che ancora oggi vive nel ricordo di tante donne che hanno fatto la differenza.
«Seguo “Iri furriannu” da parecchio, perché è un bellissimo esempio della Catania che vuole ancora amare le bellezze della città stessa», testimonia il giovanissimo Daniele.
«Iri furriannu” – aggiunge Francesca – è la chiara dimostrazione che una città come Catania non ha nulla da invidiare a quello che è, tra virgolette, il continente».
di Sonia La Farina