Dalle 3.30 della notte del 24 agosto niente e’ come prima a Norcia. Eppure per due lunghi mesi e’ stato come far finta che quel mostro non fosse mai arrivato a turbare la quiete e quell’aria mistica che si respira nella cittadina medievale umbra. Dopo l’angoscia per la violenta scossa, 6.0, e per l’interminabile sciame sismico, durato giorni e giorni, la voglia di vivere e la dedizione al lavoro della popolazione ha la meglio sulla paura. Cosi’ l’area allestita dalla Protezione civile diventa come uno scenario trasparente, i vigili del fuoco che quotidianamente ispezionano casa per casa per garantire l’agibilita’ diventano un tutt’uno con la popolazione e con i turisti. Come fossero stati sempre li’.
In breve tutto riparte. Norcia si ripopola di americani, stranieri ma anche romani, pugliesi, venuti a conoscere e gustare l’arte della norcineria, a visitare la casa di San Benedetto, patrono d’Europa. Ma il mostro e’ tutt’altro che invisibile e si ripresenta puntuale il 26 ottobre e poi, in maniera devastante, il 30 Ottobre. Ed e’ proprio la Basilica di San Benedetto la ferita che squarcia il cuore dei nursini e dell’Italia intera. L’imponente chiesa, costruita nel 1300, che svetta sulla piazza, ha resistito indenne alle scosse del 1979 e del 1997 ma non a questa: 6.5, il terremoto piu’ violento dopo quello dell’Irpinia, la cui forza demolitrice supera 4 bombe atomiche.
Per giorni Norcia e’ finita sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali perche’ esempio virtuoso, luogo ricostruito a regola d’arte dopo gli anni 80, con tutti i piu’ evoluti criteri antisismici. Ma questa volta la natura ha proprio scelto di infierire. E se le case non si sono sbriciolate, gli alberghi hanno ancora una volta retto il colpo, la Basilica trecentesca e le chiese circostanti non sono riuscite a resistere alla furia del gigante sottoterra.
Eppure neanche davanti ai monumenti ridotti in macerie, alla devastazione, al centro storico interdetto, dichiarato “zona rossa”, gli abitanti di Norcia si lasciano andare alla disperazione e alla rassegnazione. Remo e’ un allevatore, non ha figli ne’ moglie. Tutto cio’ che ha e’ la sua terra, da cui neanche gli uomini della Protezione civile riescono a separarlo. Sceglie di restare dentro la sua auto, fuori la temperatura scende sotto lo zero, pur di non abbandonare la sua cittadina. Alberto e’ il titolare di uno degli alberghi storici del centro. Insieme ad un centinaio di imprenditori del turismo e del commercio ha costituito un consorzio: “We are Norcia”. Nel nome l’anima del progetto: «Se il terremoto non ci consente di rientrare nelle nostre aziende – spiega – non puo’ certo impedirci di pensare idee nuove, come un prodotto alimentare tipico innovativo, da proporre sul mercato mondiale con il marchio ‘I love Norcia’».
«Questo paese non puo’ e non deve spopolarsi» e’ l’appello degli imprenditori. Agli abitanti di Norcia oggi neanche la natura fa piu’ paura. Cio’ che spaventa piu’ di ogni altra cosa e’ perdere l’identita’ e la memoria storica.