CATANIA
Lo scorso luglio sembravamo vicini ad una svolta storica. Per la prima volta in Italia, infatti, la legge sulla legalizzazione della cannabis era entrata in Parlamento per essere discussa alla Camera. Il disegno di legge, sostenuto da più di 200 deputati, prevedeva la possibilità di detenere e trasportare piccole quantità di cannabis, di coltivarla e acquistarla in negozi autorizzati.
Ma che fine ha fatto il tanto discusso ddl? A chiederselo non sono soltanto i consumatori amatoriali ma, soprattutto, le persone che grazie alla cannabis riescono ad affrontare dei mali. Già, perché insieme a coloro che venerano la “maria” come intrattenitrice di un sabato sera noioso, c’è tanta gente affetta da malattie incurabili che della “maria” ha bisogno per limitare le proprie sofferenze. Tra queste c’è Giovanna (nome di fantasia), una donna di 46 anni che ha deciso di raccontarci la sua storia.
Una testimonianza diversa, di quelle che invitano a riflettere. Non c’è colore politico, non ci sono ideologie. Ci sono solo persone malate che hanno bisogno di curarsi. Qui la “droga” non c’entra nulla…
Giovanna scopre di essere affetta da sclerosi multipla a soli 30 anni, lo fa in modo casuale. Da quel momento cominciano i malesseri fisici ma in particolar modo psicologici che perdurano anche oggi. «La mia malattia comporta diversi fastidi fisici. Soffro continuamente di forti mal di testa e spesso di nausea». Per combattere questi disagi a Giovanna sono stati prescritti dei farmaci, alcuni proprio a base di cannabis. «Per le cefalee uso l’olio di cannabis, è un rimedio eccezionale». Peccato che una boccetta di questo rimedio costi oltre 50 euro e venga venduta solo in una farmacia messinese. Non esistono agevolazioni per i malati in quanto la Regione Siciliana non dispensa farmaci a base di cannabis il che rende tutto più complicato e costoso.
«L’Italia con l’attuale legislazione – dice Giovanna – compra la cannabis dall’Olanda spendendo tantissimo denaro, quando ogni giorno assistiamo a sequestri di tonnellate della stessa sostanza che poi vengono bruciati. Questo comporta uno spreco di risorse e un conseguente aumento del prezzo dei prodotti finali che noi malati dobbiamo acquistare per necessità».
In più Giovanna denuncia come a influire negativamente siano anche i cavilli burocratici. «Le ricette di farmaci a base di cannabis sono soggette a restrizioni. Il medico può prescrivere un prodotto che deve avere una durata prestabilita. Ciò vuol dire che se compro un antidolorifico che per ricetta deve durare 3 mesi, non posso riacquistarlo prima di 90 giorni che io abbia o meno dolore non importa, devo comunque aspettare». E se a questo aggiungiamo eventuali ritardi dovuti a spedizioni internazionali otteniamo malati senza cure per mesi.
A questo punto domandiamo a Giovanna se lei sia a favore della legalizzazione generica della cannabis.
«Io ho provato la cannabis in tutte le sue forme, dalla classica canna all’utilizzo in cucina e sempre ne ho tratto giovamento. Non sono mai stata soggetta a ripercussioni di alcun tipo. Dunque, io sarei a favore di una legalizzazione generale ma, anzitutto, mi preme che la politica faccia qualcosa per sbloccare quantomeno l’uso a scopo terapeutico. È una cosa importante e ne va di mezzo il modo di vivere la malattia di centinaia di migliaia di persone».