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Palagonia, la regina spodestata delle arance rosse – Ultima TV

C’è stato un tempo, tra gli splendidi anni ’80 e i mal vestiti anni ’90, in cui quella parte della provincia catanese chiamata Calatino rappresentava il massimo  nel settore agrumicolo.

Produzioni senza sosta e un indotto che arricchiva tutta la Sicilia orientale, visto che le maggiori industrie di trasformazione si trovavano nel messinese e la mancanza, verso la distribuzione, di limone, veniva compensata acquistando quest’ultimo nel siracusano.

Una macchina perfetta, sembrerebbe, che negli anni ha alimentato l’ego, e le elezioni, di tanti politici, fatto arricchire una moltitudine di ex-braccianti trasformatisi in commercianti e fatto conoscere al mondo paesi altrimenti anonimi come Palagonia.

Proprio dallo stato del paesino di 16.000 anime si evince la forte crisi del comparto definito dell’”Oro rosso”, ovvero di quelle arance uniche al mondo che inutili associazioni e consorzi cercano di far conoscere al mondo. Non solo non riuscendo nell’intendo, ma soprattutto facendo scomparire le piccole e medie aziende che nel pieno del periodo agrumicolo, tra gennaio e marzo, riuscivano a coprire le richieste dei grossi distributori nazionali e non, a cui i big non potevano far fronte avendo concluso il prodotto pigmentato. 

Il paese risulta essere “spento” e poco attivo in un periodo nel quale, fino a qualche anno fa, si evinceva fortemente l’inizio di una nuova stagione lavorativa ed a soffrirne è oggi tutto l’indotto, a partire dalle piccole attività sino alle grosse catene di distribuzione presenti nella principale area commerciale del paese.

I commercianti rimasti attivi non solo non aiutano assolutamente la comunità di cui fanno parte, ma traggono giovamenti discutibili dalla mancanza di concorrenza e non riaprire quest’anno saranno due dei colossi più rappresentativi del comparto che negli anni hanno dato lavoro a centinaia di famiglie.

I problemi più grossi della crisi sono dovuti principalmente a 5 fattori:

– Tristeza degli agrumi: una malattia che si manifesta soprattutto su piante innestate su l’arancio amaro ed al momento non esistono insetticidi validi nella lotta contro gli afidi che permettono alla tristezza di diffondersi. La malattia è stata avvistata per la prima volta in Italia nel 1956, ma solo negli ultimi anni ha conosciuto una notevole diffusione e l’unico modo per estirparla sembra estirpare la pianta e reinpiantarne una nuova. La messa in produzione richiede diversi anni.

– Malapolitica: negli anni, sindaci come Salvino Fagone hanno rappresentato il benessere del settore permettendo a diverse aziende di farsi conoscere in sagre e saloni del food, ma la promozione commerciale è ben altro. Ed oggi, in un momento in cui gli aiuti statali mancano quasi completamente, il settore ne risalente e soltanto chi è riuscito negli anni a ritagliarsi un’ampia fetta di mercato riesce ad affrontate il periodo. L’AIMA ed i suoi “interventi” ne sono il simbolo più conosciuto e, negli anni, quello volutamente rimosso dalla memoria collettiva. 

– Mancanza di differenziazione: “A Palagonia si fanno arance!” – questo vi direbbe un qualsiasi commerciante locale. Infatti nel paese l’unico prodotto commercializzato è il frutto rosso, non riuscendo negli anni a gestire la domanda dei distributori che spesso hanno cercato un unico interlocutore per la ricezione dei prodotti locali. Questo ha fatto crescere grandi centri distributivi, che acquistano anche agrumi, in zone diverse.

– Troppi enti/consorzi/IGP: l’uso indiscriminato e continuo di sigle, consorzi ed enti preposti allo svolgimento di funzioni quali promozione e diffusione del prodotto, non solo hanno portato confusione nel consumatore finale, ma soprattutto un indebolimento delle singole realtà e di prodotti molto diversi tra loro come ad esempio varietà di tarocco e moro. 

– Mancanza di controlli: l’assoluta mancanza di reali controlli su piante e aziende, eccetto che dal punto di vista fiscale, ha portato all’immissione nel mercato di prodotti che hanno realmente reso scettico il consumatore e soprattutto le aziende di distribuzione estere che preferiscono il più scadente prodotto spagnolo a quello siciliano spesso “bello sopra e marcio sotto”. L’affido di tali controlli ad associazioni di rappresentanza e assistenza ha portato solo ad un peggioramento della situazione.

Purtroppo, paesi il cui maggiore indotto proviene dall’agrumicoltura vivono forti crisi dovuti anche dalla globalizzazione e alla mancata valorizzazione delle differenze nei confronti di simil-prodotti stranieri.

Palagonia rappresenta questa in pieno crisi e se non si troverà al più presto una soluzione multi canale, la risalita sarà veramente difficoltosa.

Attendiamo naturalmente un commento da parte del sindaco, Valerio Marletta, che da anni lavora per risanare il gravoso bilancio comunale e trovare una soluzione anche a tutte le problematiche sociali che nascono dalla forte recessione.

 



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