AGRIGENTO
La situazione in casa Akragas, dopo l’ennesimo pareggio casalingo ottenuto domenica contro il fanalino di coda Melfi, comincia a divenire sempre più “calda”. La malattia cui sembra essere affetta la squadra di Di Napoli è la “pareggite”: su 7 incontri casalinghi, ben 6 sono terminati con una “X”, ultima delle quali appunto domenica. Una crisi di risultati la cui origine è da ricercare proprio tra le mura amiche. Una differenza di rendimento, di intensità di gioco che forse trova spiegazione anche in una più naturale predisposizione della squadra dei Templi ad “attendere” gli avversari piuttosto che proporre un gioco costruttivo. Fatto sta che 9 punti raccolti in 7 partite all’Esseneto rappresentano più di un campanello d’allarme, soprattutto per un girone di ritorno che si preannuncia di “fuoco”. Immediatamente dopo il triplice fischio di Akragas – Melfi, con l’Esseneto che accompagnava il rientro dei giocatori negli spogliatoi sommergendoli di fischi, mister Di Napoli si è presentato davanti i cronisti dicendo: «Rimetto il mio mandato nelle mani della società. Saranno loro a decidere». Analizzando più approfonditamente la situazione, però, appare illogico trovare in Di Napoli il responsabile di questo filotto negativo di risultati, anche se il calcio ci insegna come l’allenatore sia il primo a pagare. Anzi, la sensazione è che se al posto dell’ex tecnico del Messina ci fosse stato qualcun altro i punti, probabilmente, sarebbe ancora di meno. Ma qual è il vero problema? Bisogna capire, prima di tutto, che Agrigento è una piazza difficile da sempre: ambiziosa, altamente critica, a volte esagerata nei toni e nelle aspettative. Tutto questo grava sulle spalle di giocatori molto giovani, avendo l’Akragas la rosa più “verde” dei tre gironi della Lega Pro. Un altro neo, palesemente visibile, è rappresentato dal reparto offensivo: i migliori marcatori degli agrigentini non sono attaccanti, che vivono un momento di crisi, ma centrocampisti e difensori (Zanini e Marino su tutti). Alla lunga, si può pagare l’inefficienza dell’attacco anche a caro prezzo. Per questo, nonostante un budget ridotto rispetto alla passata stagione, la società appare quasi “obbligata” ad intervenire sul mercato. Il tempo, in questi casi, è l’unico arbitro in grado di dare giudizi. La scorsa stagione, con Legrottaglie in panchina, l’Akragas arrivò a perdere ben 7 incontri consecutivi all’Esseneto gettando nello sconforto più totale la piazza. Il cambio di allenatore, con il ritorno di Rigoli ad Agrigento, segnò la svolta: l’Akragas vinse ben 8 match consecutivi e Rigoli conquistò salvezza e panchina dell’anno. Intanto la società, attraverso le parole del direttore sportivo Totò Catania, ha confermato saldamente alla guida della squadra Lello Di Napoli. La rinascita agrigentina passa da Siracusa. Domenica, infatti, va in scena il derby con i “cugini” aretusei.