REGGIO CALABRIA
Locri. Dieci mila euro sono davvero una bella offerta, indispensabile ai fini della riparazione al tetto della chiesa di Bovalino, ma il vescovo accetta solo soldi “puliti” da parte dei fedeli, perché i soldi sporchi non in chiesa non sono ben accetti. Così, la somma elargita da due imprese edili, secondo il vescovo di Locri, Francesco Oliva, puzzano di ‘ndrangheta.
La cifra è stata prontamente restituita dal vescovo. «E’ stata una cosa scontata, ordinaria», ha dichiarato, «quei soldi vengono da ditte sospettate di rapporti con la ‘ndrangheta, meglio rinunciare ai lavori di riparazione del tetto», ha aggiunto.
Quell’offerta proveniva da ditte collegate a Domenico Gallo, arrestato a fine ottobre nell’inchiesta della procura di Roma sui grandi appalti, dalla Tav alla Salerno-Reggio Calabria. «Non c’è nulla di bello che si possa costruire con i soldi macchiati dal sangue della gente. Non si può rischiare di essere conniventi con le mafie e se c’è il sospetto che le offerte siano frutto di affari mafiosi, bisogna rifiutarle in modo fermo», conclude il vescovo Francesco Oliva.