TRAPANI
Si aggrava la posizione di Nicolò Girgenti, l’uomo di 45 anni arrestato lo scorso 22 giugno con l’accusa di essere l’autore dell’uccisione del maresciallo capo dei Carabinieri Silvio Mirarchi avvenuta il 31 maggio di quest’anno nelle campagne marsalesi.
Ieri, presso la Casa circondariale di Trapani dove è attualmente rinchiuso, gli è stata notificata una nuova informazione di garanzia riguardante l’ipotesi di tentato omicidio nei confronti dell’altro militare dell’Arma che si trovava con Mirarchi durante il pattugliamento in cui avvenne la sparatoria.
Le ulteriori indagini svolte dai carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, con la collaborazione del RIS di Messina, coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala, hanno permesso di contestare a Girgenti la nuova accusa. Gli accertamenti balistici condotti dal RIS, infatti, hanno dimostrato che l’indagato sparò ad altezza d’uomo e che il carabiniere di pattuglia con il maresciallo era rimasto illeso solo grazie alla rapidità con cui si era messo al riparo.
Il RIS ha poi dimostrato che le tracce rinvenute grazie all’esame dello STUB sono riconducibili solo ed esclusivamente allo sparo di armi da fuoco e che non possono esser,e in alcun modo, dovute – come aveva prospettato il difensore di Girgenti – alla contaminazione da concimi e fertilizzanti usati come vivaista.
All’uomo sono anche contestate altre due aggravanti relative all’omicidio e, quindi, anche al tentato omicidio: quella dell’aver commesso il fatto nei confronti di un pubblico ufficiale, dato che Mirarchi e il collega, poco prima dell’esplosione dei colpi di pistola, si erano qualificati ed avevano intimato l’alt, e quella di aver commesso il reato per assicurarsi l’impunità di un altro reato. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri Girgenti, in compagnia di altre persone, stata rubando piante di marjuana dalle serre di contrada Ventrischi quando venne sorpreso dai due militari dell’Arma.
di Ornella Fulco