La domanda ha finalmente una risposta. Votare sì o no? Alla fine gli italiani hanno scelta la strada conservatrice, rispondendo negativamente al quesito referendario. Un risultato netto che mette fine a mesi di campagna elettorale per cambiare la nostra Costituzione. I dati parlano chiaro, la tornata elettorale è stata fra le più coinvolgenti di sempre con l’affluenza che si è attestata al 68,44% degli aventi diritto.
Dati interessanti arrivano dalla Sicilia che si è attestata come seconda regione in Italia con in maggior numero di voti contrari, dietro solo all’altra isola, la Sardegna. 1.619.828 i “No” che tradotti significano il 71,58% dei votanti. Entrando nel dettaglio, Catania è la prima provincia italiana per voti sfavorevoli con il 74,56% di “No” che si sono imposti sul restante 25,44% di “Sì”. Numeri significativi considerando che la città etnea è stata la sede della “Festa dell’Unità”, campagna di promozione del Pd per il “Sì” al referendum.
Anche a Palermo i contrari alla riforma superano quota 70% e anche in questo caso c’è un primato in quanto la capitale siciliana è il primo capoluogo regionale per numero di “No”. A Messina si sono espressi contrari alla riforma il 69,55% dei cittadini.
Ad Agrigento numeri simili con il “Sì” al 29,70% e il “No” che si attesta al 70, 30%. Stessa situazione anche a Caltanissetta dove la riforma è stata bocciata dal 71,14% dei votanti. E Siracusa che ha visto la popolazione schierarsi per il 71,75% con il “No”.
A Trapani si va sotto quota 70 con un “No” che si afferma al 69,79%. Stessa situazione a Ragusa, dove i contrari hanno rappresentato il 68,26% dei votanti. A Enna, invece, il dato più basso della regione con un “No” che in ogni caso ha convinto il 67,35% dei cittadini.
Insomma numeri che lanciano segnali importanti che la politica siciliana non può non tenere in considerazione.