CATANIA
L’Anaao Sicilia, il sindacato dei medici, è stato il primo tra le organizzazioni sindacali di settore a lanciare l’allarme, relativo all’aggressione ai danni di un medico in esercizio al Pronto Soccorso dell’ospedale Vittorio Emcanuele di Catania.
Il primo a puntualizzare che non è normale che l’1 gennaio, una banda di uomini incapucciati, si schierino contro un medico che stava svolgendo il suo lavoro.
Di questo episodio, che lascia un solco già impresso nei mesi scorsi, si è discusso molto nei giorni subito successivi. Anche i media nazionali ne hano dato notizia. Diffendondo pure le immagini del video di sorveglianza che ha contribuito a far arrestare Mauro Cappadonna, 47 pregiudicato catanese. Le indagini non sono ancora chiuse.
Ma le autorità competenti hanno forse sottovalutato l’entità dell’episodio, ultimo per ragioni di tempo, ma probabilmente il primo per dimensioni e significato.
Ed è per questo che lo stesso dindacato da cui l’allarme è partito, invia una nota in cui sottolinea lo sgomento: «Continuiamo a rimanere basiti. Siamo fortemente perplessi di fronte alle iniziative poste in essere dalle Istituzioni delegate a garantire la sicurezza dei cittadini e degli operatori, a seguito dell’aggressione del medico dirigente, al Pronto Soccorso del Vittorio Emanuele di Catania (avvenuta sette giorni fa).
«Siamo stati dell’idea – e le immagini trasmesse dalle telecamere di sicurezza lo confermano – che si sia trattato di un agguato di stampo mafioso, volto ad affermare la supremazia di bande di delinquenti sul rispetto della legalità, in uno dei terreni più sensibili dal punto di vista dei beni costituzionalmente garantiti. Non riteniamo infatti, che l’OSPEDALE come istituzione, sia inferiore di fronte allo Stato e alla pubblica opinione, di una CASERMA o di un PALAZZO DI GIUSTIZIA!
«Ci saremmo aspettati quindi che, come in occasioni di altri accadimenti simili rivolti spesso a obiettivi non istituzionali, che sarebbe stato convocato immediatamente il COMITATO PROVINCIALE PER l’ORDINE E LA SICUREZZA. Ciò non è avvenuto e ci sono parse flebili le voci volte a difendere e tutelare la sicurezza fisica e la professionalità di un medico (ma avrebbe potuto essere qualunque operatore».
E il sindacato lamenta inoltre che non solo si è perso tempo e che ora, a distanza di una settimana dall’accaduto, l’ass.re regionale alla Salute Baldo Gucciardi insieme al sottosogreterio del Ministero della Salute Davide Faraone, ha finalmente deciso di organizzare un incontro tecnico nel presidio ospedaliero per delineare una soluzione, ma punta il dito sul fatto che al medico in questuione sia stato di non farsi più vedere per qualche tempo al Vittorio Emanuele e, se possibile di cambiare aria e spostarsi in altra città.
Situazione che, secondo il sindacato, «non é assolutamente tollerabile! L’assalto dell’1 gennaio scorso è stato di STAMPO MAFIOSO e ci aspettiamo anche un intervento della COMMISSIONE ANTIMAFIA REGIONALE. Perché è di tutta evidenza che le cause e le modalità dell’agguato al dirigente medico di P.S., fanno ipotizzare che intorno a questa struttura vi siano, da parte della malavita organizzata, tentativi di condizionarne la funzionalità per loschi fini».
Altrettanto fragoroso è il silenzio del presidente della Regione. Solo domenica 8 gennaio (ore 16.00 al presidio ospedaliero) infatti, l’assessore alla Salute baldo Gucciardi sarà a Catania per incontrare i medici del P.S. del Vittorio Emanuele.
«Non basta caro assessore, – conclude nella nota Pietro Pata, segr. reg.le Anaao Assomed Sicilia – aver assegnato, il 4 gennaio scorso, ai direttori generali, quale obiettivo principale per la successiva valutazione al 30 giugno 2017, il miglioramento dell’attività dei Pronto Soccorso delle aziende ed enti del servizio regionale. Ridurre i tempi di attesa in poltrona o in barella, presuppone una politica seria che parte dal territorio (autentico deserto), passa per l’attivazione delle osservazioni brevi con personale adeguato e incide fortemente sugli anomali accessi alla “ospedalizzazione” attraverso liste multiple (vedi inchieste giudiziarie in molte aziende ospedaliere dell’Isola).
«Dal momento che ci sarà anche il sottosegretario on.le Davide Faraone – conclude Pata – sarà l’occasione per evidenziare quanto danno abbia fatto il ritardo con cui la Rete dell’emergenza in Sicilia sarà decretata. Per l’ANAAO-ASSOMED è troppo quello che sta accadendo. Se la mafia impone le sue regole alla sanità e non si attivano gli anticorpi per difendersi, siamo veramente alla fine».
8 gennaio 2017