Dopo 5 mesi si chiude oggi, all’ora del tramonto, la stagione venatoria che in Sicilia era iniziata il 1° settembre, secondo il Calendario Venatorio emanato dall’Assessore regionale dell’agricoltura on. Antonello Cracolici: per il Wwf Sicilia si chiude un altro anno nero. In questa stagione si è di nuovo scatenano un mix micidiale sulla fauna: specie protette prese di mira, regole e deroghe del Calendario venatorio arbitrarie e contrarie alle norme europee, un controllo del territorio sostanzialmente inesistente che ha lasciato terreno libero ai cacciatori di frodo. Ne sono tragica dimostrazione l’impennata di ricoveri di animali protetti nei centri di recupero della fauna selvatica che coincide con la stagione venatoria: dopo pochi giorni di apertura della caccia, ad esempio, solo a Licata sono stati recuperati un fenicottero rosa, una cicogna nera e persino una rarissima aquila di Bonelli, tutti feriti da arma da fuoco. E si tratta di una minima parte di quello che probabilmente avviene sul territorio non controllato.
In questo contesto di caccia illegale, si innesca anche la situazione del complessivo indebolimento dei controlli venatori. Il Corpo Forestale regionale, specificatamente preposto alla materia, è ridotto ai minimi termini e ormai non è in grado di garantire una vigilanza settimanale ed estesa su tutto il territorio. Le altre Forze di Polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc.) sono sempre più impegnate negli ordinari servizi urbani istituzionali e con organici sempre ridotti rispetto alle esigenze del territorio. Quello della caccia in Sicilia, quindi, è un sistema fuori controllo: le leggi ed i calendari venatori prevedono, sulla carta, limitazioni, divieti e prescrizioni, ma nelle campagne, concretamente, chi imbraccia un fucile ha la relativa certezza di poterle violare impunemente senza incappare in alcun controllo! E così non esistono né specie protette né periodi di “silenzio venatorio”: tanti cittadini, infatti, nel corso della stagione hanno contattato il WWF e le sue articolazioni locali per segnalare spari a ridosso delle abitazioni, battute di caccia all’interno di aree protette (riserve, parchi e oasi), episodi di bracconaggio, ecc.
Come nel resto del Paese, anche in Sicilia il numero dei cacciatori attivi è in picchiata. Confrontando i dati Istat del 2007 con i dati regionali del 2015, si evince un calo di circa il 30,5% delle doppeitte isolane. Se nel 2006 erano 49.588 (ossia 34 ogni mille ettari di terriotrio cacciabile), oggi (dati 2016) nell’Isola sono 33.216.
Ma, pur rappresentando lo 0,006% della popolazione siciliana, continuano – inspiegabilmente – ad esercitare una certa influenza sull’apparato politico-amministrativo della Regione Siciliana, come dimostra il Calendario Venatorio sempre sbilanciato a favore delle doppiette e contro la fauna. Ma talvolta è la politica che “corteggia” la minuscola ma ancora forte lobby delle doppiette: all’Assemblea regionale siciliana, infatti, la Commissione Agricoltura ha già esitato un disegno di legge che prevede un’incredibile colpo di spugna sulle sanzioni (già blande) per chi non rispetta le regole! Come se non bastasse, si prevede la caccia tutto l’anno nei “quagliodromi” dove si potrà sparare qualsiasi specie animale riprodotta in allevamento ed appositamente liberata in campo; la caccia nei demani forestali (quelli sopravvissuti agli incendi…), attualmente vietata; la liberalizzazione dell’elenco delle specie cacciabili (anche specie non presenti in Sicilia come cervi, starne, caprioli ecc.!) e dei periodi di caccia… Una legge “calibro 12”, insomma che il Wwf contrasterà in ogni sede.
In queste ultime settimane invernali, la Sicilia – importantissimo “corridoio biologico”, una sorta di autostrada attraversata ogni anno da milioni di uccelli migratori che si spostano tra l’Africa, l’Europa e l’Asia per riprodursi e svernare – è diventata un enorme cimitero nel Mediterraneo, dove si è perpetrata una strage nascosta nel silenzio delle istituzioni. Le correnti fredde che hanno investito le aree settentrionali continentali, infatti, hanno prodotto uno spostamento di migliaia di uccelli acquatici (anatre e trampolieri), beccacce e passeriformi che hanno “invaso” la Sicilia, ormai uscita dalla morsa della neve. Una vera e propria manna caduta dal cielo per i cacciatori, che fino all’ultimo giorno di caccia hanno approfittato di questa abbondanza di animali che, in altre condizioni meteo, non si sarebbe verificata. E questa strage è passata nel silenzio delle istituzioni ma ben visibile sui social: gli stessi cacciatori hanno pubblicato selfie in cui si autoimmortalavano con “carnieri” fatti di decine di uccelli sparati.
30 gennaio 2017