RAGUSA
Santa Croce Camerina. Si stringe la testa tra le mani, disperata. Veronica Panarello, in auto, davanti al canalone dov’è stato ritrovato il corpo di suo figlio Andrea Loris Stival, ucciso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Crolla e dice: «Quando l’ho gettato non credevo che ci fosse il vuoto perchè non ho nemmeno guardato», racconta così, piangendo, nel video inedito pubblicato dalla trasmissione Quarto Grado. Durante il sopralluogo nella casa del delitto, un anno dopo l’assassinio del piccolo Loris, era stata la stessa Veronica a dire: «Non so davvero perché l’ho fatto. Non merito di vivere, ho buttato la cosa più cara che avevo. Fatemi dare l’ergastolo perché sono un mostro». Parole pesantissime, forse dovute all’aver realizzato che cosa aveva fatto. Ma che sono rimaste indelebili. Impresse nel filmato girato dalle forze dell’ordine durante l’incidente probatorio: trasmesse dal noto programma di Rete4. Nell’arco di 2 anni la donna ha ritrattato più volte e fornito diverse versioni agli inquirenti.
All’inizio aveva parlato di un incidente. Loris sarebbe rimasto a casa, ma sarebbe morto soffocandosi da solo mentre giocava con le fascette di plastica. Versione poi smentita, accusando il suocero di avere ucciso Loris per non fare rivelare al padre la presunta relazione che i due avrebbero avuto. I giudici, dopo la condanna a 30 anni, hanno anche disposto la trasmissione degli atti al pm perché proceda contro Veronica per calunnia nei confronti del suocero. La donna è stata condannato a 30 anni in primo grado lo scorso ottobre, negandole i domiciliari, come chiesto dall’avvocato di Veronica, perché la donna potrebbe fuggire o «tornare a commettere un delitto della stessa specie per cui si procede». I giudici hanno descritto la Panarello come una donna «egocentrica, bugiarda e manipolatrice», affetta da un «protagonismo esagerato».
28 febbraio 2017