PALERMO
Continua a salire il numero dei migranti (circa 3.000) salvati nel Canale di Sicilia nel corso di 22 operazioni di soccorso coordinate dal Comando generale delle Capitanerie di Porto. Alle operazioni hanno partecipato diverse unità della stessa Guardia costiera, di Ong e della missione dell’Unione europea Eunavformed.
Per le 14 , al porto commerciale di Augusta, la nave della Guardia costiera CP 940 Dattilo con a bordo 1477 migranti soccorsi in 7 distinte operazioni: 747 migranti si trovavano a bordo di un barcone, 82 su una imbarcazione più piccola e gli altri su cinque gommoni.
Dall’alba vi è un intenso «traffico» di gommoni, barconi e barchini, carichi di migranti, nel Canale di Sicilia con numerose richieste di soccorso. Gli interventi già conclusi, coordinati dalla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera e tutti svolti in acque internazionali, sono stati 17 e sono state tratte in salvo oltre 1.500 persone. Altre operazioni sono tuttora in corso.
Così il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a margine di un’iniziativa presso l’Università di viale delle Scienze, dopo le polemiche sulla possibile realizzazione di un hotspot per immigrati nel capoluogo siciliano.
«La stessa attività svolta al commissariato di San Lorenzo – ha continuato – verrebbe svolta in quest’area, per la quale stiamo studiando se e come farla, per consentire l’identificazione. L’identificazione di un’area sulla circonvallazione dà il senso che si tratta veramente della permanenza per il tempo strettamente necessario per le operazioni di identificazione. Questa è la condizione che risulta non dalle mie dichiarazioni ma dalle affermazioni della Prefettura e dagli atti in Prefettura e noi questa posizione abbiamo espresso comunicandola alla stampa e a tutte le istituzioni. Tutto il resto è ipotesi che rifiutiamo perché ho detto con grande chiarezza che noi a Palermo vogliamo accogliere, accogliere, accogliere ma non vogliamo che Palermo diventi un luogo dove il migrante viene messo in campi inadeguati che possono fare riferimento ai campi di concentramento. Il tempo della sosta nella banchina è lo stesso tempo della sosta in questo centro che si va a immaginare, in condizioni ovviamente molto più agevoli e umane per le ore necessarie per l’identificazione».