SIRACUSA
«Asservito, insieme con altri tre dirigenti, a volontà private». In conferenza stampa, il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro aveva descritto così il comportamento dell’ex funzionario Territorio e Ambiente della Regione Gianfranco Cannova. Ma oggi proprio per Cannova, che nelle scorse settimane è stato arrestato insieme con altri 13 soggetti per traffico illecito di rifiuti, falso e corruzione, si sono riaperte le porte del carcere ed è tornato a casa.
Il tribunale della libertà ha, infatti, accolto le istanze dell’avvocato Massimo Motisi, ritenendo eccessiva la misura cautelare in carcere e ne ha disposto gli arresti domiciliari.
Al centro dell’inchiesta denominata “Piramidi” sono finiti gli affari di Cosa Nostra per lo smaltimento dei rifiuti ed è stata scoperta una fitta rete di connivenze e interessi criminali fra mafia e istituzioni. Gianfranco Cannova, Mauro Verace e Salvatore Salafia (tutti dipendenti pubblici), avrebbero favorito gli imprenditori Nino e Carmelo Paratore gestori della Cisma Ambiente di Melilli, legati al boss Maurizio Zuccaro.
Proprio i Paratore erano a capo di una discarica di rifiuti pericolosi e un impianto per il loro trattamento che, grazie all’aiuto dei funzionari, avrebbero gestito illecitamente realizzando grossi guadagni e non rispettando le più basilari regole ambientali.
L’indagine, condotta dal 2012 al 2015, nasce da un controllo effettuato inizialmente nel 2009 su una segnalazione partita dal nucleo ecologico dei carabinieri di Firenze su rifiuti provenienti dall’area di Priolo. Segnalazione che è stata ampiamente supportata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
31 marzo 2017