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Rete ospedaliera: l’ok dell’Ars, ora si attende il sì dei ministeri Salute ed Economia – Ultima TV


PALERMO

Dopo mesi di valutazioni, riflessioni e modifiche, ieri la rete ospedaliera siciliana ha ottenuto il via libera dall’Ars (la Commissione Sanità): 56 pagine, con numerosi allegati, dal titolo “Documento metodologico per la riorganizzazione del sistema di rete dell’emergenza urgenza nella Regione Siciliana” approvate precedentemente dal Governo Crocetta che ora però, si trovano davanti a un semaforo giallo in attesa del vaglio definitivo da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia, che si pronunceranno il prossimo 4 aprile.

Il documento impostato non sul profilo demografico della Sicilia bensì sulla mobilità, determina il crono programma fino al 2018 delle modifiche che saranno apportate all’attuale sistema vigente visto che, dagli attuali 16.336 posto letto, si passerà ai 18.051. Una dotazione significativa se si considera l’attenzione riservata agli ospedali privati e ai nuovi paramenti per la case di cura. Non sono stati messi da parte la riorganizzazione del 118 e dei Pronto Soccorso, problema quest’ultimo, che ha fatto discutere più della rete messa insieme.

LE NOVITÀ:

Ci saranno 7 Hub (ossia Dea di secondo livello, i superiori);          
22 spoke (cioè Dea di primo livello, gli intermedi); 
14 presidi ospedalieri base (con al massimo 4 reparti: Medicina, Chirurgia, Ortopedia e Pronto Soccorso);
11 presidi ospedalieri in zone disagiate e 1 in zona ad alto rischio ambientale (quello di Augusta).         
Certo, considerato che i Lea (livelli essenziali di assistenza), ovvero quelle prestazioni al di sotto delle quali il Sistema sanitario non sta rispondendo alle esigenze minime dei cittadini, non sono stati raggiunti in Sicilia che al contrario, dopo un timido miglioramento, è velocemente peggiorato nell’arco dell’ultimo anno, c’è da chiedersi come la riorganizzazione ospedaliera possa tradursi in un’evoluzione positiva.

Intanto, parlando dei Pronto soccorso, che poi sono la prima barriera in cui le comunità incappano, il capo della Sanità regionale Baldo Gucciardi rassicura che quelli di «Licata e Canicattì (AG), non scompariranno dopo l’entrata in vigore della nuova Rete ospedaliera».

Rassicurazione dovuta visto che molti organi di stampa avevano dato per ‘morte’: «Ovviamente – ha detto Gucciardi – si tratta di una notizia palesemente errata perché stiamo parlando, nella fattispecie, di due ospedali di base, dove il Pronto soccorso è obbligatorio e proprio in queste due strutture sanitarie i servizi saranno potenziati».

La soddisfazione sulla rete, frutto di una scelta politica divide come sempre la Sicilia in più parti: il PD plaude la rete, il M5Stelle lo demolisce, i sindacati di categoria sono stati esclusi e intanto il 4 aprile è dietro le porte.

Il primo soddisfatto chiaramente è Pippo Digiacomo, presidente della Commissione Sanità all’Ars: «È stato un lavoro lungo e complesso che adesso apre la stagione del profondo rinnovamento del sistema sanitario regionale».

I parlamentari regionali del PD e componenti della commissione Sanità all’Ars Giuseppe Arancio e Antonella Milazzo all’unisono, dicono: «In commissione ci siamo impegnati per raggiungere questo risultato positivo per il nostro territorio. Un risultato che permetterà di sbloccare le procedure concorsuali e di avere una pianta organica finalmente in grado di soddisfare le esigenze della sanità siciliana. Un riordino della sanità siciliana che consegnerà ai cittadini un sistema più moderno ed efficace».

Già, le procedure concorsuali: il popolo dei medici precari è in costante aumento e le organizzazioni sanitarie sono ormai al collasso, pur continuando a garantire i servizi di base, ma con liste d’attesa che si allungano a dismisura.

Il Movimento Cinque Stelle ha abbandonato la commissione per fare mancare il numero legale. «Al momento in cui siamo andati via noi, il numero legale non c’era – ha detto il deputato Francesco Cappello. «Questa – ha aggiunto – è una rete non coordinata con la medicina del territorio che non realizzerà alcuna deospedalizzazione e che andrà inevitabilmente riordinata subito dopo questa esperienza di Governo».

I sindacati di categoria, non totalmente soddisfatti: ora si vedrà la reale attuazione. C’è chi mormora che leggendo attentamente i vari allegati, si riscontrano già le prime criticità. Il tempo darà le risposte.

Intanto è arrivata anche la notizia dello sblocco del piano da 260 milioni per aumentare l’assistenza domiciliare ai disabili gravissimi. Un programma di aiuti fermo da otto mesi, in attesa di un parere della commissione Sanità all’Ars che però non è arrivato perché sarebbe mancata l’indicazione del Governo regionale sulle risorse.          
Il progetto prevede l’erogazione di un assegno da 5.400 euro o da 3 mila euro, in base alla gravità del caso, per garantire tre mesi di assistenza in attesa che vengano studiate soluzioni definitive e che si trovino altre risorse. 
Le somme sarebbero erogate in un’unica soluzione e senza rendicontazione, una formula che però non piace alle associazioni di disabili che lanciano l’allarme ad esempio su tutti quei casi in cui questi soldi rischiano di essere utilizzati da familiari e assistenti per altri scopi.

31 marzo 2017

 



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