TRAPANI
Esistono elementi rilevanti sulla presenza, risalente al 2015, nel territorio trapanese del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. E’ quanto emerso, stamane, nell’ambito della conferenza stampa svoltasi al Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani durante la quale sono stati forniti maggiori particolari sull’operazione “Visir” che ha portato al fermo di indiziato di delitto per 14 persone.
Il boss avrebbe fatto giungere a due sottogruppi della “famiglia” mafiosa di Marsala precisi ordini di appianare i loro contrasti minacciando, in caso contrario, di passare alle vie di fatto tramite uomini di sua fiducia. Lo documentano le intercettazioni eseguite dai militari dell’Arma che mostrano anche – come sottolineato dal comandante provinciale di Trapani, colonnello Stefano Russo – come Cosa nostra siciliana mantenga una sua unitarietà e un dialogo tra le sue articolazioni territoriali basato su comuni interessi economici. Da qui le interlocuzioni, in questo caso, tra la famiglia mafiosa marsalese e realtà del Palermitano. Sempre dalle intercettazioni è emerso lo svolgimento di summit a livello di mandamento mirati non solo a dirimere eventuali controversie ma anche a garantire il mantenimento dello status quo dell’organizzazione criminale.
A finire in manette sono stati Antonino Andrea Alagna, 38 anni, Vincenzo D’Aguanno, 57 anni, e il figlio Alessandro di 26 anni, Calogero D’Antoni, 35 anni, Giuseppe Giovanni Gentile, 43 anni, Michele Giacalone, 47 anni, Massimo Salvatore, Giglio, 41 anni, Simone Licari, 59 anni, Ignazio Lombardo, 46 anni, Michele Lombardo, 55 anni, Vito Vincenzo Rallo, 57 anni, Aleandro Rallo, 24 anni, Nicolò Sfraga, 51 anni, e Fabrizio Vinci, 47 anni.
approfondimento nel tg
di Ornella Fulco
10 maggio 2017