Closing sì, closing no, è un ritornello prolisso e ridondante quello che si vive a Palermo. Con una retrocessione ormai archiviata e una stagione prossima all’epilogo, al contrario a non volerne proprio sapere di conoscere una parola fine è l’affare per il passaggio di consegne della società tra Zamparini e Baccaglini. Questione che, dopo settimane di ottimismo, sta iniziando ad alimentare tra i tifosi rosanero, preoccupazioni e più di una perplessità.
Se da un lato il presidente italo-statunitense del Palermo rassicura i sostenitori rosanero sulla chiusura delle trattative, parlando di problemi burocratici e bancari, sbucano fuori degli intoppi di natura economica non proprio irrilevanti.
Possibile che dietro lo slittamento del closing ci sia un debito importante nei confronti dei fornitori, buco che non può, stando a quanto raccolto dalle indiscrezioni, essere coperto con il famoso paracadute retrocessione per le squadre scese in serie cadetta, budget che tra l’altro dipenderà anche da quale squadra, tra Genoa, Empoli e Crotone, verrà condannata alla B.
Sul ritardo si è espresso anche Maurizio Zamparini, tuttora patron del club di Viale Del Fante: “A Palermo, quando non si hanno notizie, ci si inventa di tutto” tuona l’imprenditore friulano, che ha aggiunto di essere ancora ottimista sulla chiusura, attesa lo scorso 30 aprile e per il quale non viene ancora fatta chiarezza.
Valutazioni complesse, fatto sta che a Palermo, dopo la débâcle sportiva, inizia a serpeggiare anche un certo timore sul fronte societario, con l’ombra di Zamparini che continua ad aleggiare in dirigenza. E con un organico da ridimensionare (si parla già di cessioni per Nestorovski e Gonzalez, rispettivamente in direzione Firenze e Bologna) nel capoluogo siciliano si accende un nuovo, preoccupante, allarme rosso.
17 maggio 2017