CATANIA
Si sentono traditi e abbandonati gli insegnanti della scuola dell’infanzia. Vittime di un gioco politico molto poco chiaro. Vi raccontiamo la storia di Giusy Rizzotti
«È una vergogna che stanno tentando di far passare sotto silenzio ma noi non ci stiamo. Io non ci sto! La politica gioca sporco e noi ne paghiamo le conseguenze. Vanno a caccia di voti ed è veramente demoralizzante». Lei è Giusy Rizzotti, catanese di 35 anni e insegnante della scuola dell’infanzia. Nonostante la giovane età, vanta già un curriculum da precaria di spessore. Diciassette anni trascorsi nella speranza di ricevere l’immissione in ruolo.
«Io non mi fermo, combatterò a denti stretti fino all’ultimo perché ciò che hanno fatto con la Buona Scuola è veramente assurdo. Il piano straordinario di assunzione su scala nazionale ha riguardato le scuole di ogni ordine e grado tranne quella dell’infanzia. E quindi per noi nessuna assunzione. Il Miur infatti ha rigettato le nostre richieste. E che non si dica che io non sono voluta partire o che non volevo lasciare la mia terra. La verità è che non hanno voluto che io partissi altrimenti ero già con le valige in mano.»
Giusy si è abilitata nel ’99 e dopo aver insegnato cinque anni nella scuola paritaria “Il pappamondo” al Viale XX Settembre, dal 2005, avendo maturato punteggio, ha avuto assegnate le prime supplenze annuali dalla scuola pubblica. Ma da quest’anno a Catania il vuoto. «Siamo tutti per strada grazie all’abile manovra che i sindacati, la dottoressa Altomonte e il sottosegretario Faraone hanno fatto per accaparrarsi voti. Chi infatti è passato di ruolo quest’anno, per legge avrebbe dovuto trascorrere tre anni nella sede assegnatagli e invece hanno avuto il coraggio di protestare per la lontananza da casa definendosi “deportati”».
E ancora: «Con un colpo di coda, proprio nel momento in cui si è prospetata una potenziale candidatura di Faraone a presidente della Regione, è stato firmato un accordo di contratto integrativo regionale che ha consentito a tutti questi colleghi di avvicinarsi alla propria provincia occupando i “nostri” posti. Quelli che da anni ormai ci assegnavano regolarmente. Risultato? Noi per strada e loro in cattedra. Eppure quando hanno presentato domanda al Miur – incalza la Rizzotti – lo sapevano a cosa andavano incontro. Sapevano che avrebbero dovuto trascorrere tre anni lontano da casa ma hanno voluto, come sempre, la botte piena e la moglie ubriaca».
Rabbia, demotivazione. È un senso di profonda ingiustizia quello che prova la giovane insegnante catanese. Una discriminazione che tocca quasi il paradosso. «Un contratto in deroga che a noi delle graduatorie ad esaurimento ci ha cambiato la vita. Dal momento che questi colleghi “deportati” hanno avuto possibilità di produrre domanda di assegnazione provvisoria sui posti in deroga di sostegno che solitamente andavano a noi e in 330 hanno ottenuto l’assegnazione provvisoria non prevista dalla legge 107 del 2015 bensì dalla manovra regionale di strategia politica».
Il clima fra i precari della scuola dell’infanzia non è certo disteso. La protesta monta e venerdì alle 15,30 ci sarà un presidio davanti la sede della Cisl. «La verità è che noi docenti del Gae Infanzia siamo una voce senza merito». Conclude Giusy Rizzotti.