Le imprese raccolgono la proposta della commissione comunale al Patrimonio per l’affidamento di strade e pubblica illuminazione in cambio di agevolazioni fiscali
CATANIA
Zona industriale, capitolo secondo… secondo loro! Ovvero imprenditori, associazioni ed esperti che in tutti questi anni – tra tavoli tecnici e conferenze dei servizi – hanno preso posizione denunciando carenze, assenze, iter burocratici lunghissimi e cantieri lumaca. Esattamente l’opposto di quello che servirebbe oggi ad un’area grande quanto una cittadina di medie dimensioni.
Eloquente, in questo contesto, è stata la proposta presentata dalla commissione comunale al Patrimonio. Idea che poggia le basi sul fatto che, per la zona industriale, servono opere da centinaia di migliaia di euro (per non dire milioni) e nè l’amministrazione comunale di Catania, nè l’Irsap dispone del denaro necessario per un piano di manutenzione straordinaria.
Per Antonello Biriaco, vice presidente vicario di Confindustria con delega alla zona industriale, l’idea non dispiace ma- dice- quello che più preme agli imprenditori e alle ditte è che dalle parole si passi finalmente ai fatti. «Ci sono i propositi, ci sono le idee valide, ci sono le buone intenzioni ma alla fine tutto si ferma qui. Le riunioni fiume con Irsap e Palazzo degli Elefanti non si sono tramutare in fatti concreti con il risultato che stiamo ancora aspettando l’apertura di quei cantieri che per noi vorrebbero dire la fine di un incubo: allagamenti, roghi e disservizi che costano alle imprese milioni di euro perchè bloccano la produzione per giorni».
La proposta della commissione comunale al Patrimonio- manutenzione straordinaria delle strade affidata ai privati in cambio di agevolazioni fiscali- non è nuova. Già nel 2009 l’architetto Marco Cavalieri spiegava la necessità di una collaborazione tra pubblico, ex Asi e privati.
«L’idea fu bocciata sul nascere – spiega l’architetto- perchè non c’erano i presupposti necessari al suo sviluppo. Riproporla adesso va bene, ma prima è fondamentale capire- sulla zona industriale- dove finisce la giurisdizione del comune e dove comincia quello dell’Irsap».
Diecimila dipendenti, 250 aziende e uno dei siti produttivi più grandi di tutto il meridione. Numeri che si scontrano con la realtà e che fanno a pugni con gli investimenti di proprietari e finanziatori.
«Se un cliente, sopratutto se straniero, vuole venire a vedere la nostra azienda – dice Ludovico Perdichizzi, titolare di un’impresa di costruzioni- lo andiamo a prendere con un’auto dai vetri oscurati e attraverso un percorso ben preciso che gli eviti di “ammirare” certi scenari. Molti immobili sono stati abbandonati e, al loro posto, sono sorte megadiscariche abusive piene di rifiuti di ogni tipo; compresi materiali pericolosi».
Quattro i nodi al centro delle richieste di imprenditori e associazioni di categoria: illuminazione, rete fognaria, manto stradale e sicurezza. Quattro questioni che pesano come macigni e- di fatto- bloccano ogni tentativo di attrarre investitori sulla zona industriale di Catania. Problemi già trattati un anno fa dal Capogruppo al Senato del M5S Nunzia Catalfo attraverso un’interrogazione parlamentare.