CATANIA
Palagonia. A far nascere i primi sospetti tra i Carabinieri della Compagnia di Palagonia, in provincia di Catania, erano quei continui contatti tra Cosa Nostra etnea e li affiliati del clan Santapaola-Ercolano nel calatino.
Da qui le indagini cominciate nel 2013 che hanno portato stamattina all’arresto di cinque persone- Luigi Scuderi, Mario Compagnino, Rocco Farruggio, Pierpaolo Di Gaetano, Salvatore Musumeci- capeggiate da Salvatore Ferraro. I sei gestivano la raccolta di denaro proveniente dalle estorsioni.
Un giro di centinaia di migliaia di euro ai danni di imprenditori nel settore edile che operavano tra Palagonia e Militello. Vittime che si vedevano recapitare richieste dai 2.000 ai 5.000 euro in cambio di protezione. Salvatore Ferraro, uomo d’onore, è figlio del defunto Francesco anche lui elemento di spicco di Cosa Nostra nell’area calatina. A far partire le indagine le denunce di due titolari di supermercati di Palagonia.
Da qui i riscontri significativi, attraverso le intercettazioni, con richieste esplicite ai commercianti di denaro.
Ferraro, inoltre, titolare di un’azienda per la produzione di calcestruzzo contattava gli imprenditori per imporre la propria fornitura del materiale oppure, attraverso i suoi affiliati, chiedeva una percentuale su ogni camion di cemento che arrivava nei cantieri degli imprenditori della zona.
Un sistema ben collaudato con i carabinieri che hanno dovuto affrontare pure un muro omertoso da parte degli stessi commercianti taglieggiati. Il alcuni casi, infatti, le vittime anche messe di fronte al fatto compiuto, negavano l’evidenza.