CATANIA
Si è insediato l’1 dicembre dello scorso anno, il “neofita” – così egli stesso si è definito alla stampa il giorno del suo insediamento – l’ex procuratore capo della Repubblica di Catania Vincenzo D’Agata, nominato dal presidente della regione siciliana Rosario Crocetta, per guidare il comune di Aci Catena.
Ora sin qui nulla di nuovo se non fosse che l’ex procuratore capo della Repubblica di Catania Vincenzo D’Agata, non solo è un “neofita”, e ci si chiede allora perché proprio lui, e non affidare a chi ha comprovate competenze in materia in detto ruolo, dacché ad esempio sembrerebbe si desse a pilotare un aereo ad un soggetto non abilitato al volo! Ma quello che inquieta maggiormente è che, sull’ex procuratore capo della Repubblica di Catania Vincenzo D’Agata, nonché indagato, pende ancora la scure della giustizia. Già nella riserva incamerata all’udienza del 25.02.2010, a quest’ultimo gli venne rigettata la richiesta di archiviazione per il reato di cui agli artt. 110 (reato in concorso con altri soggetti) e 479 c.p (falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale), e disposta la restituzione al PM per la formulazione dell’imputazione. Gli altri autori al presunto concorso nel reato furono: Messina Eugenia (l’unica prosciolta in formula piena per non aver commesso il reato), e Bruno Francesco – l’ex ragioniere generale del comune di Catania. Parrebbe che lo stesso Francesco Bruno avesse “aiutato” l’ex procuratore della Repubblica ad incassare i fitti di un immobile della propria moglie locato al comune di Catania – scrisse a quel tempo qualche quotidiano on line.
In definizione, parrebbe che il governatore siciliano Rosario Crocetta, prossimo allo scadere del suo mandato – qualcuno direbbe: “era ora…” – scegliesse le figure per l’affidamento di incarichi (pagati dai siciliani), solo se gli “unti” posseggano qualche problemino giudiziario o siano per vari motivi sotto la lente d’ingrandimento della giustizia.Quindi, se i candidati agli incarichi non posseggano certi requisiti di cui sopra, “iddu” (lui) – il governatore Crocetta – verrebbe simpaticamente da dire – non li interpella. Satira a parte, siamo fermamente convinti che gli uffici competenti della Regione hanno già eseguito le verifiche di rito, ai fini dell’accertamento di eventuali incompatibilità o condizioni ostative all’incarico di Vincenzo D’Agata. Però, per motivi di opportunità, e solo per questo – ci chiediamo – non sarebbe meglio puntare su figure che non siano mai state sfiorate da inchieste giudiziarie?
Qualche esempio? Antonio Fiumefreddo. Presidente di Riscossione Sicilia, con un piccolo neo dato da bancarotta fraudolenta semplice (nel 2004 Antonio Fiumefreddo paga il suo debito con la legge e nel 2005 il reato viene dichiarato estinto), e poi per una prossima imputazione coatta per truffa e infedele patrocinio sui fatti del carabiniere Salvatore Favara. – almeno, per come leggiamo sulla stampa!
Noi de “L’Indiscreto”, qualche giorno fa, siamo andati in “gita” al palazzo di giustizia di Messina per sapere “comu finiu” (come è finita) con l’ex procuratore capo della Repubblica di Catania Vincenzo D’Agata – proprio quello nominato su un quotidiano on line datato 01 marzo 2011, intitolato “Archivista Capo” (in riferimento all’ex Procuratore capo di Catania, Vincenzo D’Agata, ormai in pensione), ma ora commissario straordinario ad Aci Catena, e scopriamo che proprio il 13 febbraio 2017, in Corte di Appello si saprà…”comu finisci…” (come finisce). E noi de “L’Indiscreto”, a Messina ci saremo per dimostrare che bisogna avere maggiore fiducia nella legge, principalmente verso tutti quei magistrati che con coscienza e onore prestano fedeltà al giuramento allo Stato, alle sue leggi ed al popolo sovrano, perché, vivaddio, gli “untouchable” non esistono più, e noi de “L’Indiscreto” lo abbiamo sempre sostenuto.
Massimo Scuderi “L’INDISCRETO”
7 febbraio 2017