AGRIGENTO
Che la partita tra Akragas e Catania rappresenti, soprattutto per Agrigento, un evento fuori dal comune lo si sente già dalla settimana che precede l’atteso scontro.
Succede che in una piazza come quella agrigentina, che da novembre a questa parte ne ha viste veramente di qualsiasi colore – dal passo indietro del patron Giavarini passando per la vendita dei migliori calciatori in rosa per sanare i conti della società – la sfida con il Catania, almeno per qualche ora, porti con sé una ventata di entusiasmo, di speranza, di rivalsa.
Ed è così che Agrigento e la sua squadra si preparano ad accogliere i più blasonati “cugini” catanesi; una specie di tregua che coinvolge tutti i soggetti che gravitano intorno al mondo Akragas: dai tifosi – che dopo vari screzi e scissioni interne sembrano aver ritrovato la giusta sintonia invitando tutti gli appassionati agrigentini a gremire l’Esseneto – ai dirigenti che fanno quadrato elogiando gli avversari ma promettendo loro di vendere cara la pelle.
Dal punto di vista tecnico la gara è fuori concorso: il Catania, oltre ad avere una storia ed un fatturato totalmente diverso dai cugini agrigentini, è forse la squadra che dal mercato invernale ne esce più rinforzata. Discorso inverso è da fare sull’Akragas, pesantemente ridimensionata dal mese di dicembre con la cessione dei migliori giocatori e una rosa, adesso, imbottita di under e Berretti.
Ma, come si diceva, Akragas – Catania non è soltanto una partita di calcio. E’ un evento. E ad Agrigento in queste ore ci si è dimenticati dei problemi societari, di quelli economici e anche degli evidenti limiti tecnici della rosa: non importa. Domenica c’è Akragas – Catania e questo è molto di più di una semplice giornata di Lega Pro.
E, vista la partita d’andata con una clamorosa vittoria degli agrigentini al “Massimino”, ad Agrigento si spera ancora nel miracolo.