CATANIA
E’ considerata una delle eterne incompiute catanesi. La vicenda legata all’ospedale san Marco di Librino è ancora lontana dalla sua conclusione. La consegna dei lavori è stata più volte rinviata: dal 9 febbraio al 9 aprile, ma anche quest’ultima data ufficiale è caduta nel dimenticatoio.
Diverse le ipotesi sulla natura dei ritardi, da una proroga da parte del committente a uno stop generale imposto dalla situazione della rete ospedaliera siciliana. Qualche mese fa, a inizio maggio, avevamo sentito il direttore generale del Policlinico, Paolo Cantaro, che parlava di lavori ultimati. «Sono in corso le operazioni di collaudo – aveva detto – che avranno una durata di 6-8 mesi. Possiamo dire che siamo nella fase conclusiva dei lavori. Stiamo favorendo l’apertura della piastra centrale dell’ospedale, il materno infantile, dove potremmo fin da subito trasferire l’ospedale Santo Bambino e l’area legata al pronto soccorso».
Da quella data sono passati 2 mesi e dell’apertura della struttura neanche l’ombra. Poca chiarezza anche da parte dell’azienda che si occupa materialmente di realizzare l’edificio, la catanese Tecnis, più volte al centro di vicende giudiziarie. L’Ospedale San Marco è stato pensato per essere un grande polo sanitario di riferimento per la Sicilia orientale. Una struttura dotata di Pronto soccorso, di una piattaforma materno-infantile, di rianimazione con 16 posti letto, per un totale di 460 posti di degenza che ancora oggi non vede la luce come sottolineato dalle sigle sindacali.
«E’ necessario far ripartire al più presto i lavori dell’ospedale San Marco – dicono Cgil e Uil – e non è possibile immaginare alcuna battuta d’arresto specialmente adesso che i lavori sono quasi finiti e manca pochissimo al traguardo. Viceversa, se i lavori dovessero ritardare la consegna dell’ospedale rischia lo slittamento di parecchi anni perché eventuali subentri nell’esecuzione dei lavori sarebbero problematici se non impossibili. Chiediamo, dunque, a tutte le istituzioni interessate a spingere verso la ripresa dei lavori e i vertici del bacino Tecnis di considerare in via prioritaria non solo il completamento dell’opera ma anche le primarie esigenze di tutto il territorio».