E’stato inaugurato il murales dipinto sulla parete dell’Iiss “Gioeni-Trabia” dai due artisti siciliani Rosk e Loste. Presenti per l’occasione il presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, la sorella maggiore del giudice Falcone, Anna, che si è congratulata coi due artisti; Manfredi Borsellino, i magistrati Leonardo Agueci, Roberto Scarpinato, il sindaco, Leoluca Orlando, Giovanni Paparcuri, collaboratore di Falcone, il fotografo Tony Gentile, autore dello scatto che ha ispirato il disegno, e a una rappresentanza della scuola. “È un dono inaspettato rispetto ai tristi episodi recenti – ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci, in una lettera che ha inviato agli organizzatori -, una risposta spontanea al sopruso mafioso che racconta l’amicizia tra Giovanni e Paolo fatta di valori di giustizia e libertà. Da quella parete ora potranno vegliare su tutta la città”.
“Faremo la nostra parte alla ricerca della verità vera, non alla ricerca di qualunque verità. Perché la tentazione a cui non bisogna cedere è che non essendo riusciti in questi 25 anni ad affermare tutta la verità non ci possiamo permettere certe scorciatoie adesso”. Lo ha detto la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi commentando l’audizione avvenuta ieri a Palermo della figlia minore del magistrato Fiammetta Borsellino. “Il depistaggio è un momento importante di questi 25 anni, una volta scoperto si è andati avanti se ci sono aspetti da chiarire ancora lo faremo – ha aggiunto la presidente Bindi – continueremo ad approfondire con elementi in nostro possesso e con altri che acquisiremo, facendo audizioni e richiedendo documenti come commissione antimafia, senza sostituirci alla magistratura in sede giudiziaria”.
“L’inaugurazione di questo murales – ha aggiunto Bindi – con la foto più famosa di Falcone e Borsellino in una parte visibilissima a tutti i palermitani e coloro che raggiungono Palermo ricorda che questa non è la città della mafia ma la città di Falcone e Borsellino”.
“Subito dopo le stragi ho sostenuto che dietro c’erano dei mandanti esterni e in tutte le occasioni pubbliche che ho avuto, ho elencato tutte le risultanze probatorie che inducono a ritenere che dietro ci fosse un piano preordinato di destabilizzazione politica”. L’ha ribadito il procuratore generale della corte di appello di Palermo, Roberto Scarpinato, intervenendo a margine della inaugurazione del murales dedicato a Falcone e Borsellino a 25 anni dalla strage di via D’Amelio. “C’è una difficoltà di carattere oggettivo – ha proseguito – perché le persone che conoscono questi fatti continuano ad aver paura di parlarne, e questo fa riflettere perché quando un segreto condiviso da tante persone continua a permanere, l’esperienza insegna che dietro c’è il sigillo del potere”. “Non voglio entrare nei dettagli, ma credo ci sia la consapevolezza che questa sia una storia aperta, non chiusa e sia uno degli elementi più oscuri della Prima Repubblica – conclude il magistrato – Del resto, la sua storia si apre con una strage, quella di Portella della Ginestra, i cui mandanti sono rimasti nell’ombra, e si chiude con quella di via D’Amelio, dove ancora mancano pezzi importanti di verità, forse per le stesse ragioni per cui non sono state portate alla luce le ragioni della strage di Portella”.
“La magistratura dovrebbe chiedere scusa alla famiglia Borsellino, mi hanno colpito molto le parole di Fiammetta sulla mancata presenza fisica e affettiva dai colleghi del padre e dalla magistratura, questa per me è una cosa dolorosa da presidente Anm, è ovvio ci sia concentrati molto sulla memoria giudiziaria, civile, evidentemente abbiamo trascurato di pensare a chi era portatore di una dimensione umana di questi nostri due colleghi” ha dichiarato il presidente Anm Eugenio Albamonte che ha poi aggiunto “Giusto pensarci è anche un modo di rifuggire da quell’immagine iconica che li ha trasformati in eroi. Questo murales è una bella risposta a una serie di atti vandalici e a una certa insofferenza per la memoria di Falcone, Borsellino, Livatino, un modo di dire che non deflettiamo dai valori che i nostri colleghi ci hanno lasciato”, ha concluso Albamonte.