AGRIGENTO
Si fermerà solo per sosta tecnica a Lampedusa, il peschereccio Aliseo attaccato a colpi di arma da fuoco. Strano il destino del peschereccio scampato qualche anno fa dalla demolizione, e ora attaccato da tunisini
«Lo Stato raccolga il nostro appello e ci aiuti». Sono le parole di Giampiero Giacalone, armatore del peschereccio “Anna Madre” che il 2 agosto scorso ha subito un tentativo di sequestro da parte di una motovedetta di militari tunisini. L’armatore sostiene che effettuare battute di pesca è diventato troppo rischioso…
Episodio non isolato visto che è approdato in mattinata a Lampedusa l’equipaggio del peschereccio “Aliseo” che sabato sera è stato preso di mira da una motovedetta tunisina mentre era in acque internazionali, a circa 30-35 miglia a nord-est dalla località tunisina di Zarzis. Il peschereccio era sfuggito dalla demolizione, ristrutturato e reso tecnologicamente all’avanguardia. Tanto che il 27 luglio del 2013 era stato inaugurato al porto di Mazara del Vallo.
Sfugge alla demolizione, ma non agli attacchi.
L’equipaggio si trovata in acque internazionali come ampiamente hanno dimostrato dal blue box. I marinai hanno chiesto assistenza. Ma è stato risposto loro che non era possibile ma che li avrebbero controllati tramite radar. Quando sono stati avvicinati dalla motovedetta militare tunisina hanno cercato di mettersi in contatto con quella italiana e hanno chiesto a un tunisino dell’equipaggio di parlare con i suoi connazionali; ma dalla nave italiana hanno detto di non farlo, cercando loro di parlare via radio con i tunisini che hanno cominciato a sparare colpi d’arma da fuoco.
Il comandante dell’Aliseo, a bordo del quale sono imbarcati 11 marittimi (4 mazaresi e 7 tunisini), ha raccontato d’aver sentito i colpi di arma da fuoco tanto ho mandare tutti in sala macchine e rimanendo lui solo in plancia.
Per motivi di sicurezza non hanno girato immagini dell’accaduto.
Sul peschereccio non ci sono fori di proiettili. Intanto, però i ricordi Domenico Ingargiola, 67 anni, da oltre 40 anni marittimo, vanno indietro a trent’anni fa, quando era comproprietario del peschereccio Salinella-Ingargiola: quando lui e il suo equipaggio furono aggrediti da libici. Lui riuscì a sfuggire al sequestro ma i suoi compagni rimasero sette mesi nelle carceri di Tripoli.
22 agosto 2017