Il grano made in Italy, battuto da quello canadese?
Sembra impossibile. Invece è realtà. E a prescindere il campanilismo, parliamo di un grano che provoca gravi malattie come la Sla, il morbo di Parkinson e l’Alzheimer. E l’Unione europea, che sa, e fa finta di nulla, non adotta i controlli adeguati per arginare l’import e favorire l’export.
Vista la sua storia, il grano duro italiano non dovrebbe temere confronti e battute d’arresto. Eppure è quanto accade. Perché business non è equivalente a dire gusto e salute. E l’Unione europea evidentemente è miope perché non vedendo (ma ne è a conoscenza) la pericolosità degli additivi e dei veleni contenuti nei cereali, danneggia la salute degli italiani e non ci tutela. E il ministero della Salute, segue la scia dell’Ue.
Il rischio?
Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit), attesterebbe che il grano canadese trattato con il glifosato (sostanza che accelera i tempi di seccatura del grano) presente nella pasta e nel pane, può provocare gravi malattie quali: diabete, obesità, asma, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e il morbo di Parkinson.
Saverio De Bonis, produttore di grano duro, partendo dalla sua Puglia, ha creato il movimento GranoSalus che oggi associa migliaia di produttori di grano duro di tutto il Mezzogiorno d’Italia, allo scopo di tutelare i consumatori e proteggere la categorie degli agricoltori.
«Il grano duro italiano – spiega – coltivato e raccolto nella giusta stagione (si semina in autunno e si raccoglie in estate, ndr), costa di più di un grano cresciuto con “artifici agronomici” cresciuto con il glisofato che serve per far accelerare i tempi di essiccatura».
Ma com’è possibile che l’Italia – la Sicilia, ribattezza dai Romani, il Granaio di Roma, per l’eccellenza dei suoi grani – si ritrovi scalzata dal Canada? E i tanto temuti controlli imposti dall’Unione europea?
«I controlli disposti da Bruxelles – afferma De Bonis – non sono i migliori, si pensa solo al profitto, non tenendo conto della salute dei consumatori».
«La giusta informazione è il primo passo – prosegue. La battaglia è partita con l’olio di palma… quante pubblicità di biscotti affermano adesso, che il prodotto è ‘senza olio di palma’, perché è stato dimostrato che è dannoso per la salute? E la grande industria si è adeguata. Quando si dirà che pasta, pane, pizze e derivati, non conterranno tossine, metalli pesanti e glisofato, avremo vinto la nostra battaglia».
Ma sicuramente, per movimentare il business, qualcuno si inventerà altro!